Buon Natale con un pretesto
- sobas66
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Buon Natale con un pretesto
Ho sentito Carlo che mi ha chiamato per gli auguri di Natale.
Contraccambiando gli ho promesso una storia di orologi che ho trovato quì nel territorio Veneto e che vorrei condividere con tutti voi, dopo avervi fatto gli Auguri!!!
LA CASA DELL'OROLOGIO
A Vigonza precisamente in via Carpane, c’era una vecchia casa, anzi, nel 1800 era l’unica contornata da “casoni” di paglia e da quello che si racconta era molto più vecchia.
All'interno si narra che ci fosse stato un muro di pietre crude dal colore molto scuro e una leggenda vuole che nel giardino circostante fosse stato sepolto un prete, per suo volere.
Agli inizi del 1900 vi risiedevano con il padre Ferdinando i 5 fratelli Ceoldo: Marcello, il fabbro e suo fratello Virginio detto “Ninin” e le tre sorelle Olga, Nina e Maria.
Fra di loro, comunque, desta interessa il “Ninin” che come nomignolo veneto non lascia dubbi, identifica una persona piccola e minuta, che a causa di una paralisi ad una gamba non gli permetteva di camminare perfettamente. Egli tuttavia aveva un ingegno fuori del comune, che gli permise di studiare fino al Liceo e comunque aveva appreso i rudimenti di maniscalco dal padre e aiutava pure il fratello, nei limiti delle sue possibilità.
Il Ninin nutriva una passione per l’orologeria e avendo ereditato da una contessa veneziana un movimento da torre, egli lo restaurò a dovere e lo installò sulla facciata frontale della sua casa. L’orologio era fornito di due bellissime lancette in ferro forgiato e il quadrante era dipinto sul muro dell’edificio; un po’ sopra il quadrante sopra il quadrante, un palo di ferro sorreggeva due campanelle che ogni ora e mezz’ora rintoccavano il passare del tempo. Il movimento dell’orologio era stato inserito all’interno della casa in un piccolo vano dove lo si raggiungeva soltanto tramite una strettissima scaletta a chiocciola, così stretta che, oltre al Ninin e qualche bambino, pochi potevano passarci e così vedere il movimento stesso.
Per un periodo di tempo, l’orologio veniva caricato ogni giorno, da un allora bambino, che abitava lì vicino e ancor oggi conserva gelosamente uno dei pesi di pietra usati come forza motrice. La casa era molto grande e ogni fratello aveva la sua officina. A sinistra rispetto l’entrata, c’era l’officina di Marcello e a destra quella del Ninin. Sopra le camere da letto i letti rigorosamente fatti da loro in ferro battuto.
La grande stanza dove Virginio costruiva ed aggiustava orologi aveva un grande tavolo al centro, piena di pezzi in costruzione o in riparazione, utensili, apparecchiature e le pareti della stanza piena di orologi appesi, per la maggior parte cucù.
Il Ninin non era di molte parole, era mite e aveva un mondo interiore molto ricco. Dimostrava più con i fatti che con le chiacchere. Racconta il figlio: “Io ero sempre con lui. Mi incuriosivano tutti quegli ingranaggi, le lancette, i quadranti, le molle e le rotelle che si incastravano perfettamente l’una con l’altra. Trafficava per ore con piccoli meccanismi sconosciuti, li montava e poi magicamente, cominciavano a tenere il tempo, lo intrappolava dentro le lancette, gli dava il ritmo e tac! L'orologio era fatto.
Ho il rammarico di non averlo aiutato più del tempo che gli ho dedicato. Mio padre mi mostrava ogni aspetto della vita, diceva che la vita si muove sempre, l’importante è sapersi adattare ad ogni situazione, mai perdersi d’animo, mai piangere sul passato. Confrontarsi con le novità, apre le porte ad esperienze inattese, fa nascere nuovi entusiasmi che sono il concime della vita.”
Nella costruzione degli orologi, specie per quelli da torre, i fratelli lavoravano insieme: Marcello il più forzuto forgiava il castello del movimento, mentre Ninin costruiva gli ingranaggi, hanno costruito movimenti per campanili tanto che il figlio ricorda quello di Paluello, Perarolo e la chiesetta di Sant’Andrea della rotonda di Badoere, racconta ancora che la cosa più difficile era l’installazione delle lancette sulla mostra del campanile, il Ninin che era il più leggero, veniva calato con delle corde dalla cella campanaria, una sorta di precursore di quella che oggi si chiama edilizia acrobatica.
Le persone che bazzicavano per quella casa trovavano persone accoglienti e pazienti, viviono ancora nei ricordi di bambine che entravano in quella stanza piena di ingranaggi, macchinari strani e orologi appesi tutt'intorno e restavano per ore con la bocca aperta nell’attesa che prima o poi uno di loro rintoccasse le ore e poi a seguire da un cucù uscisse l’uccellino a cantare allegramente il passare delle ore anche se in quel posto, sembrava che il tempo si fermasse in qualche strano modo.
Il ricordo di Ninin dell'orologiaio del paese era di una persona mite, benché svolgesse lo stesso lavoro non si era mai sentito in concorrenza, era una sorta di cooperazione. Il Ninin riparava sveglie, orologi, ricostruiva ingranaggi che difficilmente un orologiaio professionista si sarebbe preso la briga di ricostruire, era più facile vendere una sveglia nuova.. invece lui era della scuola che: “si può ancora riparare”. Ninin si era costruito una motoretta per spostarsi, la sua paralisi non gli permetteva di pedalare in bicicletta, ma con il suo ingegno ha dribblato gran parte degli ostacoli che si era trovato davanti. Quindi inforcato il “bolide” andava in piazza nel negozio di Sergio l’orologiaio, a ritirare molle e i ricambi che lui stesso si faceva inviare dalla fornitura, mentre a volte, era Sergio che andava a portargli i pezzi, per poi intrattenersi e chiacchierare del più e del meno.
Alla casa dell’orologio furono costruite altre case vicino e il borgo di Carpane iniziò a popolarsi, ora però la vecchia casa si trovava vicino ad una curva e nelle giornate di nebbia più di qualche macchina è finita nel fosso adiacente, gli anni sono passati e la gente che la abitava non ci sono più, si pensa di buttarla giù per raddrizzare la strada e renderla meno pericolosa.
Ora la casa non c’è più, solo un dosso sull’asfalto per far rallentare le macchine che percorrono quella strada, non si parla più della “casa del reoijo” ma della “curva del reojio”
Benchè non ci sia più l’orologio lo si nomina ancora, come a volerlo comunque ricordare.
Ma facendo quel dosso, rallentiamo, come si dovrebbe fare in questa vita frenetica e ricordiamo la vita semplice e felice di chi viveva in quel posto e trasmetteva quel senso di pace che può dare il tic e il tac di un orologio a pendolo e forse sentiremo ancora quelle campanelle poste in cima ad una asta che ritoccavano il passare delle ore, lì in aperta campagna, lontano da piazze e chiese solo per quei pochi abitanti della zona e chiediamoci se nel frattempo, abbiamo fatto qualcosa di buono.
Ciao
Contraccambiando gli ho promesso una storia di orologi che ho trovato quì nel territorio Veneto e che vorrei condividere con tutti voi, dopo avervi fatto gli Auguri!!!
LA CASA DELL'OROLOGIO
A Vigonza precisamente in via Carpane, c’era una vecchia casa, anzi, nel 1800 era l’unica contornata da “casoni” di paglia e da quello che si racconta era molto più vecchia.
All'interno si narra che ci fosse stato un muro di pietre crude dal colore molto scuro e una leggenda vuole che nel giardino circostante fosse stato sepolto un prete, per suo volere.
Agli inizi del 1900 vi risiedevano con il padre Ferdinando i 5 fratelli Ceoldo: Marcello, il fabbro e suo fratello Virginio detto “Ninin” e le tre sorelle Olga, Nina e Maria.
Fra di loro, comunque, desta interessa il “Ninin” che come nomignolo veneto non lascia dubbi, identifica una persona piccola e minuta, che a causa di una paralisi ad una gamba non gli permetteva di camminare perfettamente. Egli tuttavia aveva un ingegno fuori del comune, che gli permise di studiare fino al Liceo e comunque aveva appreso i rudimenti di maniscalco dal padre e aiutava pure il fratello, nei limiti delle sue possibilità.
Il Ninin nutriva una passione per l’orologeria e avendo ereditato da una contessa veneziana un movimento da torre, egli lo restaurò a dovere e lo installò sulla facciata frontale della sua casa. L’orologio era fornito di due bellissime lancette in ferro forgiato e il quadrante era dipinto sul muro dell’edificio; un po’ sopra il quadrante sopra il quadrante, un palo di ferro sorreggeva due campanelle che ogni ora e mezz’ora rintoccavano il passare del tempo. Il movimento dell’orologio era stato inserito all’interno della casa in un piccolo vano dove lo si raggiungeva soltanto tramite una strettissima scaletta a chiocciola, così stretta che, oltre al Ninin e qualche bambino, pochi potevano passarci e così vedere il movimento stesso.
Per un periodo di tempo, l’orologio veniva caricato ogni giorno, da un allora bambino, che abitava lì vicino e ancor oggi conserva gelosamente uno dei pesi di pietra usati come forza motrice. La casa era molto grande e ogni fratello aveva la sua officina. A sinistra rispetto l’entrata, c’era l’officina di Marcello e a destra quella del Ninin. Sopra le camere da letto i letti rigorosamente fatti da loro in ferro battuto.
La grande stanza dove Virginio costruiva ed aggiustava orologi aveva un grande tavolo al centro, piena di pezzi in costruzione o in riparazione, utensili, apparecchiature e le pareti della stanza piena di orologi appesi, per la maggior parte cucù.
Il Ninin non era di molte parole, era mite e aveva un mondo interiore molto ricco. Dimostrava più con i fatti che con le chiacchere. Racconta il figlio: “Io ero sempre con lui. Mi incuriosivano tutti quegli ingranaggi, le lancette, i quadranti, le molle e le rotelle che si incastravano perfettamente l’una con l’altra. Trafficava per ore con piccoli meccanismi sconosciuti, li montava e poi magicamente, cominciavano a tenere il tempo, lo intrappolava dentro le lancette, gli dava il ritmo e tac! L'orologio era fatto.
Ho il rammarico di non averlo aiutato più del tempo che gli ho dedicato. Mio padre mi mostrava ogni aspetto della vita, diceva che la vita si muove sempre, l’importante è sapersi adattare ad ogni situazione, mai perdersi d’animo, mai piangere sul passato. Confrontarsi con le novità, apre le porte ad esperienze inattese, fa nascere nuovi entusiasmi che sono il concime della vita.”
Nella costruzione degli orologi, specie per quelli da torre, i fratelli lavoravano insieme: Marcello il più forzuto forgiava il castello del movimento, mentre Ninin costruiva gli ingranaggi, hanno costruito movimenti per campanili tanto che il figlio ricorda quello di Paluello, Perarolo e la chiesetta di Sant’Andrea della rotonda di Badoere, racconta ancora che la cosa più difficile era l’installazione delle lancette sulla mostra del campanile, il Ninin che era il più leggero, veniva calato con delle corde dalla cella campanaria, una sorta di precursore di quella che oggi si chiama edilizia acrobatica.
Le persone che bazzicavano per quella casa trovavano persone accoglienti e pazienti, viviono ancora nei ricordi di bambine che entravano in quella stanza piena di ingranaggi, macchinari strani e orologi appesi tutt'intorno e restavano per ore con la bocca aperta nell’attesa che prima o poi uno di loro rintoccasse le ore e poi a seguire da un cucù uscisse l’uccellino a cantare allegramente il passare delle ore anche se in quel posto, sembrava che il tempo si fermasse in qualche strano modo.
Il ricordo di Ninin dell'orologiaio del paese era di una persona mite, benché svolgesse lo stesso lavoro non si era mai sentito in concorrenza, era una sorta di cooperazione. Il Ninin riparava sveglie, orologi, ricostruiva ingranaggi che difficilmente un orologiaio professionista si sarebbe preso la briga di ricostruire, era più facile vendere una sveglia nuova.. invece lui era della scuola che: “si può ancora riparare”. Ninin si era costruito una motoretta per spostarsi, la sua paralisi non gli permetteva di pedalare in bicicletta, ma con il suo ingegno ha dribblato gran parte degli ostacoli che si era trovato davanti. Quindi inforcato il “bolide” andava in piazza nel negozio di Sergio l’orologiaio, a ritirare molle e i ricambi che lui stesso si faceva inviare dalla fornitura, mentre a volte, era Sergio che andava a portargli i pezzi, per poi intrattenersi e chiacchierare del più e del meno.
Alla casa dell’orologio furono costruite altre case vicino e il borgo di Carpane iniziò a popolarsi, ora però la vecchia casa si trovava vicino ad una curva e nelle giornate di nebbia più di qualche macchina è finita nel fosso adiacente, gli anni sono passati e la gente che la abitava non ci sono più, si pensa di buttarla giù per raddrizzare la strada e renderla meno pericolosa.
Ora la casa non c’è più, solo un dosso sull’asfalto per far rallentare le macchine che percorrono quella strada, non si parla più della “casa del reoijo” ma della “curva del reojio”
Benchè non ci sia più l’orologio lo si nomina ancora, come a volerlo comunque ricordare.
Ma facendo quel dosso, rallentiamo, come si dovrebbe fare in questa vita frenetica e ricordiamo la vita semplice e felice di chi viveva in quel posto e trasmetteva quel senso di pace che può dare il tic e il tac di un orologio a pendolo e forse sentiremo ancora quelle campanelle poste in cima ad una asta che ritoccavano il passare delle ore, lì in aperta campagna, lontano da piazze e chiese solo per quei pochi abitanti della zona e chiediamoci se nel frattempo, abbiamo fatto qualcosa di buono.
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Leonardo diceva: "L'esperienza è il nome che si dà ai propri sbagli."
"Condividere la propria conoscenza è un modo per raggiungere l'immortalità" Dalai Lama
- carlo
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Re: Buon Natale con un pretesto
Tu lo hai fatto senz'altro raccontando una storia così coinvolgente.
Buon Natale a tutti i lettori del forum.
Carlo
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- Bettina51
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Re: Buon Natale con un pretesto
Carissimi Pendolieri Tutti, innanzitutto Buone e Felici feste a Tutti, anche se con immenso ritardo in quanto per noi da tempo le feste di qualsiasi tipo per noi non esistono più, ma questa è un’altra storia! il racconto di Daniele mi ha riportato alla Mente “ Cilien “, l’orologiaio di Parma con la O maiuscola , anni 50/60. Era un Personaggio, la sua bottega, sotto i portici di Via Farini a Parma era per me come entrare nel negozio di Olivander , il venditore di Bacchette magiche di Harry Potter ! Si muoveva sulla sua Moto Guzzi , rossa fiammante, costruita su misura per lui perché era un Nano. Ci andavo spesso, con grande gioia ed emozione con mia Zia , all’epoca antiquaria specializzata i orologi. Oltre ad essere un vero mago, aveva una buffa abitudine, riparava le cose più pazze ma ad una sola condizione : che il cliente fosse di suo gradimento altrimenti sapeva essere “veramente scortese”. Con me che allora ero una bambina, era entrato in grande sintonia e mi regalo’ un sveglietta scalcagnata e ridendo mi disse: vedrai che un giorno saprai fare di lei una grande sveglia!
- Bettina51
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- Località: bagno a ripoli -fi
Re: Buon Natale con un pretesto
Comunque non pensate che mi sia dimenticata di voi o che abbia dato forfait! Da quando mi sono iscritta al corso del Prof. Palmieri sto lavorando alacremente per prepararmi al primo giorno di scuola, ho comprato anche il camice ! ma soprattutto, sotto la guida dell’esperto mi sono organizzata un banchino do lavoro niente male , anche se a dispetto dei buoni consigli i miei gatti continuano a frequentarlo con interesse !!ed ho in questi giorni completato la mia ultima pentola di latta, un boulangere comprato in stato catastrofico !
- carlo
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- Località: Bella Liguria - Lavagna
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Re: Buon Natale con un pretesto
Bettina, quasi impossibile che si sia verificato, ...ma un altro iscritto al forum è di Bagno a Ripoli...chissà che non vi siate già conosciuti...
Cordialità.
Carlo
Cordialità.
Carlo
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- pietro48
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- Iscritto il: mer 27 giu 2018, 19:52
Re: Buon Natale con un pretesto
Bella storia .
Tanti auguri a tutti
Cordialmente
Pietro
Tanti auguri a tutti
Cordialmente
Pietro
Anche un orologio fermo dà l'ora giusta due volte al giorno.
La differenza fra la genialità e la stupidità e che la genialità ha dei limiti (albert Einstein).
- sobas66
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- Iscritto il: dom 26 feb 2006, 9:40
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Re: Buon Natale con un pretesto
I racconti nascono quasi per caso...dico quasi perchè la storia che vi ho raccontato è iniziata con una foto, stavo facendo delle ricerche su di una torre con orologio in una villa veneta lungo la riviera del Brenta e l'assessore di quel paese mi gira una foto e mi dice dovresti conoscere anche la storia di questa casa...Bettina51 ha scritto: ↑mer 27 dic 2023, 8:03..... il racconto di Daniele mi ha riportato alla Mente “ Cilien “, l’orologiaio di Parma con la O maiuscola , anni 50/60. Era un Personaggio, la sua bottega, sotto i portici di Via Farini a Parma era per me come entrare nel negozio di Olivander , il venditore di Bacchette magiche di Harry Potter ! Si muoveva sulla sua Moto Guzzi , rossa fiammante, costruita su misura per lui perché era un Nano. Ci andavo spesso, con grande gioia ed emozione con mia Zia , all’epoca antiquaria specializzata i orologi. Oltre ad essere un vero mago, aveva una buffa abitudine, riparava le cose più pazze ma ad una sola condizione : che il cliente fosse di suo gradimento altrimenti sapeva essere “veramente scortese”. Con me che allora ero una bambina, era entrato in grande sintonia e mi regalo’ un sveglietta scalcagnata e ridendo mi disse: vedrai che un giorno saprai fare di lei una grande sveglia!
Chiaramente mi aveva lanciato il sasso....iniziano le mie ricerche in comune e in biblioteca di quel paese (anche se era una frazione..)nulla, nessuno sa nulla...
Provo la carta facebook...Bingo! Mi sono arrivate testimonianze della gente che viveva lì intorno, discendenti e poi ho avuto il piacere di chiaccherare con l'orologiaio del paese ormai in pensione e del figlio del "Ninin", ne è uscita questa bella storia...
Grazie Bettina di averci fatto partecipi anche di quella di "Cilien"
Le storie ci sono, basta aver pazienza e ritornano fuori....
Ciao
- Bettina51
- Messaggi: 28
- Iscritto il: sab 30 set 2023, 8:38
- Località: bagno a ripoli -fi
Re: Buon Natale con un pretesto
Se come altro iscritto di Bagno a. Ripoli parli di Mauro, ci siamo già conosciuti per sua estrema gentilezza , dopo la mia iscrizione al corso del Prof. Palmieri. Il cognome non me lo ricordo , pardon
- carlo
- Site Admin
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- Iscritto il: gio 23 feb 2006, 10:19
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Re: Buon Natale con un pretesto
...no!...no!...un super appassionato ...Sergio Tav...
Cordialità.
Carlo
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- DavideCN
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- Iscritto il: lun 18 dic 2017, 20:59
Re: Buon Natale con un pretesto
Bella la storia Daniele
Credo che ai giorni nostri di Ninin ce ne siano ancora, ma siano ben pochi
Auguri di Buon Anno Nuovo a tutto il Forum Pendoleria!
Davide
Credo che ai giorni nostri di Ninin ce ne siano ancora, ma siano ben pochi
Auguri di Buon Anno Nuovo a tutto il Forum Pendoleria!
Davide
- carlocor
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- Iscritto il: lun 10 giu 2013, 10:00
- Località: brescia
Re: Buon Natale con un pretesto
Sereno anno a tutti. Grazie del dolcissimo racconto. Carlocor
- 1972merlino
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- Iscritto il: lun 25 nov 2013, 19:03
Re: Buon Natale con un pretesto
Anche se l'atitante vi porgo i migliori auguri per il nuovo anno,
Bravo Daniele è sempre interessante e appassionante leggere le tue ricerche storiche.
ps
la comtoise comprata a Firenze ,durante il mancato incontro, l'ho restaurata durante queste feste, vedrò di pubblicare più avanti..
Una calorosa stretta di mano a Carlo e tutti , ai Toscani sperando magari di incontrarci .
Antonio
Bravo Daniele è sempre interessante e appassionante leggere le tue ricerche storiche.
ps
la comtoise comprata a Firenze ,durante il mancato incontro, l'ho restaurata durante queste feste, vedrò di pubblicare più avanti..
Una calorosa stretta di mano a Carlo e tutti , ai Toscani sperando magari di incontrarci .
Antonio
l'invincibile non è quello che vince sempre ma quello che anche se perde non è vinto mai
- Bettina51
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- Iscritto il: sab 30 set 2023, 8:38
- Località: bagno a ripoli -fi
Re: Buon Natale con un pretesto
Grazie Carlo dell'indicazione ma chi è Sergio Tav---- come faccio a trovarlo ??
- carlo
- Site Admin
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- Iscritto il: gio 23 feb 2006, 10:19
- Località: Bella Liguria - Lavagna
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Re: Buon Natale con un pretesto
Hai MP con il suo cell.
Cordialità.
Carlo
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Carlo
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- Gia
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Re: Buon Natale con un pretesto
Questi racconti sono proprio pieni di fascino e portano la mente a vagheggiare in tempi ormai lontani, ormai desueti, ma sempre interessanti. Speriamo che ne escano tanti altri così. E' sempre un piacere leggerli.
Saluti
Giuseppe
Giuseppe